Buongiorno, grazie per questa intervista e per la partecipazione a #GLMSummit25.
Verso il 2030: quali sono, a vostro parere, i più importanti trend di settore che caratterizzeranno i prossimi anni e che le aziende non possono ignorare? Quali sono le vostre proposte o soluzioni in merito?
Senza particolare originalità direi l’AI, magari aspettando che passi l’hype attuale per fare investimenti oculati e non come accaduto in passato per blockchain, AR/VR, metaverso, ecc. dove a guadagnarci sono spate solo le società di consulenza. Aggiungerei di darsi le giuste aspettative: l’AI sostituirà i lavori che già oggi sono a basso valore aggiunto (p.e. ripetitive e periodiche analisi dei dati per dimensionare scorte e capacità produttive) ma non cambierà i paradigmi al posto degli imprenditori, dei manager o dei consulenti. Parafrasando un noto detto nel nostro mestiere, se avessimo chiesto all’AI un’evoluzione del cavallo ci avrebbe proposto un cavallo più veloce, non una macchina…
Viviamo in un contesto che il futurologo Jamais Cascio ha definito BANI, ovvero Brittle, Anxious, Nonlinear, Incomprehensibile (precario, ansiogeno, non lineare, imponderabile): come può la logistica diventare a prova di BANI?
In base a quello che vediamo sul campo, le aziende hanno ancora processi molto dispersi, con tempi di risposta agli ordini lunghissimi, di settimane anche a fronte di tempi di lavorazione di pochi minuti o forse di qualche ora. La mentalità funzionale è ancora dominante quasi l’unica insegnata nelle scuole e nelle università. Di conseguenza i processi sono gestiti a reparti, con scorte e tempi lunghi, anziché come un flusso orizzontale con tempi di risposta rapidi. A fronte dell’incertezza sul futuro, la via virtuosa non è investire in sistemi di previsione sempre più articolati, complessi e costosi, ma avere un’organizzazione che ha invece sempre meno bisogno delle previsioni stesse, che riesce a reagire e adattarsi rapidamente ai cambiamenti di contesto.
Sempre più l’efficientamento e l’ottimizzazione dei costi rappresentano strategie vincenti nel mondo della logistica, ma spesso non è facile navigare in questa direzione, così si finisce per investire in modo compulsivo e schizofrenico. Cosa proponete a chi voglia trovare la strada giusta?
Noi quando approcciamo un nuovo cliente partiamo sempre dalla visione complessiva del business e dai paradigmi consolidati. Mettiamo in discussione lo status-quo. Ci definiamo “coraggiosi” perché non ci facciamo condizionare dai “abbiamo sempre fatto così” o “tutti fanno così”. Consci della difficoltà di un simile approccio e dei contrasti che si creano anche con figure apicali dei nostri clienti. Ma sei vuoi ottenere risultati importanti devi ridiscutere le fondamenta della casa, non imbiancare le pareti. Questo nostro approccio ci ha portato al successo dove altri, più attenti alla relazione e al compiacimento, non sono riusciti.
In cosa ritenete che la vostra azienda si distingua davvero dalle altre e come comunicate tale differenza a chi ancora non vi conosce?
Coraggio. Competenze. Coinvolgimento. Non lavoriamo per fatturare ma per portare ai nostri clienti risultati di business significativi in tempi rapidi, senza timori di essere scomodi se questo porta valore. Ci impegniamo ad aggiornarci continuamente e a sviluppare le nostre conoscenze con un approccio che le renda concretamente applicabili sul campo, con un approccio multidisciplinare in modo che ogni nostra risorsa riesca a proporre soluzioni complete senza ricorrere a diversi interlocutori iper-specializzati ma senza visione trasversale. Coinvolgiamo le persone operative che conoscono realmente i processi, senza fermarci alla narrativa dei manager ma andando sul campo a vedere con i nostri occhi la realtà e a cercare soluzioni spesso suggerite dai nostri stessi clienti.