Buongiorno, grazie per questa intervista e per la partecipazione a #GLMSummit25. Cosa vi aspettate da questo evento e con che spirito vi apprestate a parteciparvi?
Partecipiamo con l’entusiasmo di sempre. Il Global Summit per noi è una boccata d’aria. Certo, incontriamo nuovi prospect, ma soprattutto ci interessa alzare la testa dal computer. Nel lavoro informatico e in generale nel lavoro d’ufficio è facile finire in una “bolla” di routine, programmi e notifiche, fino a perdere il contatto con ciò che conta davvero. Qui torniamo a parlare con le persone, guardarle negli occhi, capire i problemi sul campo. Viviamo un’epoca che socializza sempre più da una tastiera e questi momenti ci ricordano perché facciamo questo lavoro ossia ascoltare, confrontarci e costruire soluzioni insieme.
Cosa avete apprezzato delle precedenti partecipazioni al Global Summit?
Ci torniamo da quasi trent’anni. Ad ogni edizione ci portiamo a casa feedback diretti dagli addetti ai lavori, raccolti guardandoci negli occhi. Le conferenze sono una miniera di novità che poi traduciamo in pratica. È uno di quei rari eventi in cui riceviamo più di quanto diamo, e questo per noi vale oro. Lo amiamo perché è verticale sul nostro mondo, che viviamo da sempre. Per noi è come entrare a Disneyland da bambini, usciamo sempre con nuove idee e voglia di metterle subito a terra.
Verso il 2030: quali sono, a vostro parere, i più importanti trend di settore che caratterizzeranno i prossimi anni e che le aziende non possono ignorare? Quali sono le vostre proposte o soluzioni in merito?
Non ho letto le interviste degli altri addetti ai lavori, ma sono sicuro che molti hanno risposto Intelligenza Artificiale, e come potrebbe essere altrimenti. Stiamo vivendo una disruption paragonabile a Netflix per Blockbuster o all’iPhone per Nokia, una trasformazione come l’arrivo dell’automobile o dell’energia elettrica. Noi siamo felicissimi di poterla vivere e usare fino in fondo. Da emiliani abbiamo un approccio pragmatico, ci piace fare cose concrete che risolvono problemi specifici, quelli che gli addetti ai lavori affrontano ogni giorno e che sono fonte di stress. Le presenteremo direttamente nella conferenza che faremo al Global Summit il 19 novembre alle 12, dove mostreremo soluzioni di intelligenza artificiale per ottimizzare ricevimento merce, gestione ordini di trasporto e matching documenti-collo. Le faremo vedere in diretta facendo delle demo.
Viviamo in un contesto che il futurologo Jamais Cascio ha definito BANI, ovvero Brittle, Anxious, Nonlinear, Incomprehensibile (precario, ansiogeno, non lineare, imponderabile): come può la logistica diventare a prova di BANI?
Non può, e probabilmente non lo sarà mai. Il mondo è sempre più discontinuo, non esiste più la produzione in serie con ordini prevedibili. Oggi tutto è promozione dell’ultimo minuto, e-commerce con consegne il giorno dopo o nello stesso giorno, standard sempre più alti e livelli di servizio impensabili fino a pochi anni fa. Per questo consigliamo ai responsabili della logistica di dotarsi di sistemi di Business Intelligence, per accedere ai dati in fretta e prendere decisioni tempestive basate sui fatti, non su impressioni personali spesso condizionate da retropensieri che non riflettono la realtà. Noi ne abbiamo sviluppata una specifica per logistica e trasporti, con KPI già pronti per misurare ciò che conta davvero. Si chiama B-AI Semplice
In cosa ritenete che la vostra azienda si distingua davvero dalle altre e come comunicate tale differenza a chi ancora non vi conosce?
Non combattiamo battaglie diverse da quelle degli altri, non ci sentiamo “speciali”. La nostra caratteristica è che siamo verticali su logistica e trasporti da quasi quarant’anni. Non siamo una software house generica che fa gestionali per fatture o personale, progettiamo solo software per magazzini e lo facciamo da quasi 40 anni. Abbiamo avviato centinaia di magazzini in tutto il mondo, abbiamo percorso migliaia di chilometri tra corsie e baie, li viviamo da quando non c’era nemmeno il Wi-Fi. I nostri WMS e TMS coprono così tante funzioni che, quando gli enti certificano i nostri sistemi, spesso non hanno nemmeno previsto ciò che noi già implementiamo. Non perché siamo “più bravi” degli altri, ma perché l’esperienza accumulata ci ha obbligati a prevedere ogni esigenza. Questo è ciò che ci distingue davvero, il know-how.